Licenziamento per giusta causa: tutte le informazioni utili!

In questo articolo parleremo di tutte le tematiche inerenti al licenziamento per giusta causa di un dipendente, e di tutte le motivazioni che posso renderlo possibile, cercando di comprendere a fondo la legislatura che regola questo tipo di interruzione del rapporto di lavoro.

Che cosa è il licenziamento per giusta causa?

Il licenziamento di un lavoratore dipendente può essere messo in atto solamente a patto che si verifichino specifiche situazioni riguardanti la condotta del lavoratore o la situazione dell’azienda:

  • Quando il licenziamento è dovuto alla situazione di quest’ultima, si parla di licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
  • Quando il motivo del licenziamento si riconduce alla condotta del lavoratore, si parla di licenziamento per giusta causa (o per giustificato motivo soggettivo).

In pratica, per giusta causa di licenziamento si intende quella causa che non consente assolutamente la prosecuzione (neppure provvisoria) del rapporto di lavoro.

Pertanto, il licenziamento per giusta causa può essere disposto dal datore di lavoro quando il dipendente realizza un comportamento così grave da rendere necessaria l’immediata interruzione del rapporto.

La legge prevede che le parti in causa possano recedere dal contratto senza nemmeno la necessità del preavviso.

Inoltre, il licenziamento per giusta causa può avvenire non solo come conseguenza di inadempienze strettamente contrattuali, ma anche in seguito a comportamenti estranei alla sfera del contratto, ma che si ripercuotono pesantemente sull’ambiente di lavoro.

Si tratta in pratica dell’esempio più lampante di licenziamento disciplinare, che interrompe il rapporto di lavoro immediatamente, senza nemmeno l’obbligo dell’erogazione dell’indennità di preavviso da parte del datore di lavoro.

Quali posso essere le giuste cause di licenziamento?

Il licenziamento per giusta causa deve essere obbligatoriamente preceduto dall’attivazione di un provvedimento disciplinare e dalla comunicazione delle contestazioni mosse dal datore di lavoro al lavoratore: le motivazioni per il licenziamento sono solitamente elencate nei contratti collettivi, e le più frequesti sono:

  • Furto a danno del datore di lavoro
  • Insubordinazione
  • Abbandono ingiustificato del posto di lavoro
  • Divulgazione di segreti aziendali
  • Falsi infortuni e malattie
  • Falsa timbratura del cartellino
  • Scorretto uso dei permessi
  • Condotta extralavorativa penalmente rilevante

Il licenziamento per giusta causa non potrà essere messo in atto nei seguenti casi:

  • Se la mancanza del lavoratore sia dipesa da una mancanza del datore di lavoro
  • In caso di fallimento del datore di lavoro
  • In caso di cessione dell’azienda
  • In caso di liquidazione amministrativa coatta dell’impresa
  • In caso di incapacità del lavoratore.

Qualora venisse accertata la non sussistenza della giusta causa di licenziamento, quest’ultimo risulterà illeggittimo, ed il lavoratore avrà diritto a tutte le tutele di legge.

licenziamento per giusta causa motivi

Licenziamento per giusta causa: qual’è la procedura?

Nel momento in cui il datore di lavoro decide di mettere in atto un licenziamento per giusta causa, deve innanzitutto comunicarlo al dipendente con una lettera di licenziamento ed ha anche l’obbligo di contestare la causa di detto licenziamento, ricordandosi che la legge prevede che:

  • La contestazione sia immediata, dato che la causa del licenziamento non consente il proseguimento, seppur temporaneo, del rapporto di lavoro.
  • La causa contestata non può essere modificata in un secondo tempo.
  • L’esistenza della giusta causa di licenziamento deve essere provata dal datore di lavoro.

E’ inoltre di primaria importanza che il licenziamento sia intimato nell’immediatezza dei fatti che vengono contestati, per non compromettere la possibilità di difesa del lavoratore.

Qualora in sede legale venisse stabilito che il fatto contestato come giusta causa non sussista, o che rientri fra le condotte punibili con sanzioni conservative (che non prevedono il licenziamento), a seconda dei casi particolari, il datore di lavoro potrebbe essere condannato a reintegrare il soggetto licenziato, o a versargli un indennizzo economico.

Per quanto riguarda i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015, la nuova legislazione in materia diminuisce sensibilmente le possibilità di questi ultimi di essere reintegrati al lavoro, a fronte comunque del sacrosanto diritto di ricevere un indennizzo economico che verrà stabilito a seconda dei casi.

Queste, in linea generica, sono le principali normative che regolano i licenziamenti per giusta causa, ma il discorso è molto più complicato di così, e molto sono i casi particolari che si sono venuti a creare negli anni: se avete bisogno di ulteriori chiarimenti, non esitate a contattare lo staff dello Studio Tozza che sarà disponibile a rispondere a tutte le vostre domande.