Da aprile 2015, i lavoratori dipendenti del settore privato hanno la possibilità di farsi liquidare il TFR in busta paga ogni mese, andando di fatto ad integrare la normale retribuzione: oggi cercheremo di capire in cosa consiste questa procedura, come si può richiedere, e se effettivamente conviene farlo.
TFR: che cos’è esattamente?
Prima di parlare di TFR in busta paga sarebbe opportuno spiegare innanzitutto cosa si intende per TFR, o trattamento di fine rapporto: il TFR è una somma che viene accantonata dal datore di lavoro per essere liquidata al dipendente al momento della cessazione del rapporto di lavoro (qualunque ne sia il motivo).
Il TFR, conosciuto anche come liquidazione o buonuscita, garantisce al lavoratore dipendente un importo in denaro commisurato alla sua retribuzione, che gli verrà corrisposto alla cessazione del rapporto lavorativo.
Tutti i lavoratori subordinati hanno diritto a questa retribuzione differita nel tempo, che subisce un incremento per ogni anno di lavoro.
Il TFR ammonta ad un importo pari alla retribuzione lorda dovuta per ogni anno di lavoro, divisa per 13,5. La somma viene inoltre rivalutata al 31 dicembre di ogni anno, tramite l’applicazione di una percentuale dell’1,5% in misura fissa, e con il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi indicato dall’ISTAT.
Il TFR è soggetto a tassazione separata, e non si cumula ai redditi dell’anno in cui viene riscosso.
I lavoratori hanno la facoltà di decidere cosa fare del proprio trattamento di fine rapporto, e possono:
- Mantenere il TFR in azienda e percepirlo alla fine dell’attività lavorativa come liquidazione.
- Farlo accantonare dal proprio datore di lavoro in un fondo di previdenza complementare (con tutti vantaggi del caso, come la deducibilità fiscale e la garanzia di una pensione integrativa).
- Richiedere il TFR in busta paga, ossia ricevere, unitamente alla retribuzione, la quota di trattamento di fine rapporto maturata mensilmente.
Ma come funziona effettivamente il TFR in busta paga, e quando e come può essere richiesto?
TFR in busta paga: in che consiste e come si ottiene?
Come detto prima, la Legge di Stabilità del 2015 ha previsto la possibilità per i lavoratori dipendenti del settore privato, di ottenere mensilmente in busta paga (unitamente allo stipendio) un anticipo del trattamento di fine rapporto. In questo modo il lavoratore in sostanza si trova a percepire uno stipendio più alto. Questa opzione può essere esercitata anche dai lavoratori che hanno scelto di versare il proprio TFR in un fondo di previdenza complementare.
Il TFR in busta paga può essere richiesto dai lavoratori dipendenti del settore privato assunti da almento 6 mesi, che dovranno presentare al datore di lavoro il modulo QU.I.R (Quota maturanda del trattamento di fine rapporto come integrazione della retribuzione).
Sono esclusi dalla possibilità di richiedere il TFR in busta paga:
- Lavoratori agricoli
- Lavoratori domestici
- Dipendenti di aziende sottoposte a procedure di fallimento o cassa integrazione.
Il TFR in busta paga verrà liquidato al lavoratore con le seguenti modalità:
- Il primo mese successivo alla presentazione della richiesta per le aziende con più di 50 dipendenti.
- Il quarto mese successivo alla presentazione della richiesta per le aziende con meno di 50 dipendenti.
E’ opportuno ricordare che l’aumento mensile di stipendio dovuto al TFR in busta paga non incide sul diritto degli 80 euro mensili.
TFR in busta paga: conviene?
I lavoratori hanno la possibilità di richiedere il TFR in busta paga da aprile 2015, e non potranno revocare la propria decisione fino al 30 giugno 2018 (termine di questo periodo di prova stabilito dal Governo).
Ma quali sono i pro ed i contro di questa decisione? E’ sicuramente opportuno che il lavoratore ponderi bene le sue scelte, a seconda delle proprie esigenze personali, considerando che:
- Il TFR in busta paga è tassato secondo la normale tassazione IRPEF, quindi in misura superiore rispetto al TFR ordinario.
- Lo stipendio più alto potrebbe incidere su eventuali detrazioni o agevolazioni legate all’ISEE.
- Lasciando il TFR in azienda, quest’ultimo viene rivalutato di anno in anno.
Si tratta di una faccenda delicata, ed ogni dipendente dovrebbe ponderare bene le sue scelte, valutando anche il fatto che, a fronte del ricevimento di soldi in più in busta paga, potrebbe sborsarne altrettanti in tasse.
Come sempre in questi casi, ogni situazione è diversa, ed ogni lavoratore potrebbe avere i suoi motivi per richiedere il TFR in busta paga: per qualunque dubbio lo staff di Studio Tozza è disponibile a rispondere a tutte le vostre domande.