Contributi INPS: 5 cose che non tutti sanno!

Siamo sicuri di sapere tutto sui contributi INPS? Oggi cercheremo di capire bene cosa sono, come funzionano, cosa succede quando non vengono pagati, e quali sono diritti e doveri dei lavoratori, il tutto attraverso 5 step.

1) I contributi INPS non servono solo per la pensione.

I contributi sono quella parte della retribuzione dei lavoratori dipendenti o del reddito di lavoro dei lavoratori autonomi, destinata al finanziamento di prestazioni:

  • Previdenziali: la pensione di anzianità, per intenderci.
  • Assistenziali: quelle a copertura dei rischi legati ad infortuni, malattie, disoccupazione.

In pratica, senza il versamento dei contributi, non avremmo diritto a tutta una serie di prestazioni indispensabili, in caso di una sospensione del lavoro, che può avvenire per tutta una serie di motivi, o della sua interruzione per raggiunti limiti di età.

Maturare i contributi INPS non servirà quindi solo a farci percepire un giorno una pensione, ma a guadagnare il diritto a tutta una serie di prestazioni indispensabili durante la nostra vita lavorativa.

2) I contributi sono obbligatori.

Il versamento dei contributi INPS è obbligatorio, e l’onere sorge all’avvio di qualunque attività lavorativa:

  • L’instaurazione di un rapporto di lavoro subordinato, in automatico determina l’insorgenza del corrispondente rapporto contributivo, che incomberà sia sul lavoratore che sul datore di lavoro. L’obbligo di pagare i contributi (e tutte le responsabilità connesse) graverà solo su quest’ultimo, che tratterrà direttamente in busta paga la quota di contributi dovuta dal lavoratore.
  • L’avvio di un’attività lavorativa da parte di un professionista, determinerà invece l’obbligo per quest’ultimo di versare i relativi contributi ad una cassa specifica del proprio albo o, in mancanza di essa, all’INPS, tramite l’iscrizione alla cosiddetta “gestione separata”. Il versamento dei contributi spetterà per intero al professionista, con tutte le responsabilità conseguenti.

3) I contributi INPS possono anche essere volontari.

In determinate situazioni, per esempio in caso di cessazione o interruzione del rapporto di lavoro che ha dato luogo all’obbligo contributivo, il lavoratore può chiedere all’INPS di proseguire a proprio carico il versamento dei contributi.

I contributi volontari servono a coprire con la contribuzione quei periodi in cui il lavoratore:

  • Non svolge alcuna attività lavorativa.
  • Si trova in un periodo di aspettativa non retribuita.
  • Ha stipulato un contratto part-time.

In questo modo il lavoratore potrà comunque perfezionare i requisiti di contribuzione necessari per una futura prestazione pensionistica, o incrementare l’importo di quest’ultima, qualora i requisiti siano già stati raggiunti.

Contributi INPS obbligatori

4) I periodi non coperti da contribuzione possono essere riscattati.

Ogni lavoratore ha la facoltà di regolarizzare i periodi della sua vita non coperti da contribuzione obbligatoria (come il corso di studi per esempio), prendendosi personalmente carico dell’onere contributivo: l’interessato dovrà presentare una domanda all’istituto di previdenza, chiedendo di versare i contributi dei periodi non coperti, in un’unica soluzione.

Il riscatto dei contributi INPS potrà essere esercitato in qualsiasi momento, anche per coprire periodi molto lontani nel tempo, ed è complementare ai versamenti volontari.

I contributi da riscatto hanno lo stesso valore di quelli obbligatori, e andranno a sommarsi a questi ultimi ai fini del raggiungimento e perfezionamento dei requisiti pensionistici.

5) La legge tutela i lavoratori cui non sono stati versati i contributi.

Ogni datore di lavoro è sia civilmente che penalmente responsabile del versamento dei contributi INPS, ed il lavoratore può verificare l’avvenuto versamento inoltrando una richiesta di estratto contributivo direttamente all’ente previdenziale.

In caso i versamenti contributivi risultino insufficienti o completamente omessi il lavoratore avrà diritto:

  • A chiedere la condanna del datore di lavoro al pagamento dei contributi omessi.
  • A chiedere un risarcimento del danno, qualora il mancato versamento dei contributi abbia causato una perdita totale o parziale del diritto alle prestazioni.

Tutte e due le richieste possono essere eseguite in autonomia, ed il datore di lavoro potrà essere condannato sia al pagamento dei contributi mancati, che al risarcimento del danno.

Quella della contribuzione è una materia molto ampia, impossibile da esporre completamente in questa sede: per ulteriori chiarimenti lo staff dello Studio Tozza è sempre disponibile a rispondere ad eventuali domande.