Oggi parleremo di TFR, sigla che sta a significare Trattamento di Fine Rapporto, ossia quella parte di retribuzione destinata al lavoratore subordinato che viene versata alla cessazione del rapporto di lavoro, e cercheremo di spiegare nel modo più chiaro possibile come si calcola e quando e come è possibile beneficiarne.
Che cosa è il Trattamento di Fine Rapporto?
Prima di capire come si calcola il TFR, è opportuno capire cosa si intende con questo termine: il TFR è la somma che il datore di lavoro deve corrispondere al lavoratore nel momento della cessazione del rapporto di lavoro subordinato, qualunque sia la motivazione. Il TFR matura durante lo svolgimento del rapporto di lavoro e costituisce quella parte di retribuzione che viene accantonata, il cui pagamento è differito alla cessazione del rapporto.
Il TFR è dovuto a tutti i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato, e viene erogato in tutti i casi di cessazione del rapporto di lavoro:
- Dimissioni
- Licenziamento individuale
- Licenziamento collettivo
Qualora l’azienda fallisca o sia inadempiente, l’INPS garantirà per essa e pagherà la somma dovuta.
I lavoratori con alle spalle almeno 8 anni di lavoro presso la stessa azienda hanno inoltre il diritto di richiedere una anticipazione del TFR, non superiore al 70% sulla somma cui avrebbero diritto in caso di cessazione del rapporto di lavoro la momento della richiesta.
Quest’ultima dovrà essere giustificata da urgenze opportunamente documentate:
- Spese sanitarie per terapie ed interventi straordinari.
- Acquisto prima casa per sé o per i figli.
- Spese da sostenere durante periodi di astensione facoltativa dal lavoro per paternità.
- Spese per congedi di formazione.
L’anticipazione può essere ottenuta una sola volta nel corso del rapporto di lavoro, e viene ovviamente detratta dal Trattamento di Fine Rapporto.
Come si calcola il TFR?
Il calcolo del TFR non è particolarmente difficile, e può rivelarsi utile in diversi casi:
- Quando ci si avvicina alla pensione.
- Quando si sta pensando di dare le dimissioni.
- Quando si prevedono licenziamenti.
Il TFR si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5. La quota della retribuzione accantonata dovrà inoltre essere rivalutata ogni anno con l’applicazione di un tasso fisso dell’1,5% e di uno pari al 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo accertato dall’ISTAT.
Il TFR è parte integrante del salario lordo, ma non disponibile immediatamente: in pratica è un salario differito, di proprietà del singolo lavoratore, che il datore di lavoro trattiene e di cui è responsabile: si tratta di un reddito sicuro, garantito da rischi finanziari e dalla perdita del potere di acquisto del denaro.
A partire dal 1 gennaio 2007, ciascun lavoratore è obbligato a decidere se destinare il proprio TFR a forme pensionistiche complementari da lui prescelte o se mantenerlo presso il datore di lavoro: se il lavoratore non formula un esplicito rifiuto, l’adesione al fondo complementare avviene automaticamente, tramite il meccanismo del silenzio-assenso.
Con la Legge di Stabilità 2015 è stata introdotta la possibilità per i lavoratori dipendenti del settore privato (il cui rapporto di lavoro sia in essere da almeno 6 mesi) di ricevere un’anticipazione del TFR in busta paga, che avviene mediante la liquidazione mensile diretta delle quote maturande, che vanno ad integrare la normale retribuzione.
Con questo articolo speriamo di essere riusciti a darvi un’idea generale sulle normative che riguardano il Trattamento di Fine Rapporto: per eventuali chiarimenti vi invitiamo a contattare lo Studio Tozza, disponibili a chiarire eventuali dubbi.